domenica 2 marzo 2014

 SCENAMADRE a Novara 




Un progetto della Scuola di Scenografia dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino in collaborazione con l’Archivio di Stato di Novara e l’Assessorato per la Cultura del Comune di Novara

Novara, Marzo 2014

SCENAMADRE
modelli per una storia dell’architettura scenica


c o m u n i c a t o s t a m p a

La mostra ricostruisce un particolare aspetto della storia del teatro: quello dell’architettura teatrale, della scenografia e della scenotecnica indagati coi mezzi del disegno e delle videoinstallazioni. Ma soprattutto della ricostruzione tridimensionale, del tradizionale plastico costruito e dipinto, il più delle volte anche animato grazie alla riedizione dei meccanismi, che unica può riattualizzare la realtà di una storia dello spettacolo troppo spesso analizzata coi soli perciò parziali mezzi del linguaggio scritto e parlato. Quando la sua espressione originale, la sua idea-azione, nasce e si articola coi segni dell’arte e della ingegneria teatrale. Che sono spaziali e visivi, prima che parlati e scritti.
La mostra presenta alcuni plastici di grandi dimensioni (su un totale realizzato di oltre 70) di progetti teatrali, scenografici e scenotecnici; ricostruzioni realizzate sulla scorta dei disegni originali, della trattatistica e della documentazione testuale e d’archivio. Una originale e ampia carrellata storica internazionale completata da un inedito collage composto da spezzoni di film: l’idea che la modernità si è fatta di una storia nata con l’uomo e la sua ritualità.
Il progetto, un’opera collettiva in elaborazione da molti anni, è una creazione del Corso di Scenografia a indirizzo teatrale dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (ora dei docenti Valeria Piasentà, Massimo Voghera e Claudia Esposito per Scenotecnica - e prima di Ottavio Coffano e chi lo ha preceduto - con tutti i loro studenti), con la collaborazione della Cattedra di Scenografia a indirizzo cinetelevisivo per il montaggio filmico (di Elisabetta Ajani e Gianfranco Costagliola) che si ringrazia, congiuntamente alle realtà territoriali che hanno reso possibile la ricerca e la realizzazione dell’esposizione. Primi fra tutti gli enti ospitanti, oggi: l’Archivio di Stato di Novara e l’Assessorato per la Cultura del Comune di Novara con la loro direttrice Marcella Vallascas e l’assessore Paola Turchelli; il Teatro Stabile di Torino, con il suo Centro Studi e la Direzione del Teatro Carignano; e la Regione Piemonte, che ha finanziato gran parte dell’iniziativa insieme all’Accademia Albertina. Infine, i curatori ringraziano l’Associazione Teatro della Terra di Torino per l’organizzazione, specie della prima uscita al Castello di Racconigi; il direttore Salvo Bitonti e il presidente Fiorenzo Alfieri dell’Accademia Albertina di belle Arti di Torino, senza la cui collaborazione attiva questa iniziativa non avrebbe visto la luce.
La mostra, ideata come itinerante, si intende flessibile e adattabile alle peculiarità delle varie e successive realtà ospitanti; le novità degli allestimenti e delle iniziative particolari saranno visibili volta a volta, pubblicati sul proprio blog http://mostrascenamadre.blogspot.it/2013/10/un-progetto-della-scuola-di-scenografia.html e sulla pagina facebook, progettati dagli studenti della cattedra di Scenografia di Piasentà e Voghera. Sarà ospitata nella sede dell’Archivio di Stato di Novara e, dopo l’inaugurazione prevista il giorno 6 marzo alle ore 18,00, da 7 marzo 2014 osserverà una apertura dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 15,30. Contestualmente sono previste visite guidate su appuntamento per gruppi organizzati e scolaresche, e una serie di conferenze-lezioni a tema, tenute dai docenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.


I curatori della mostra e del catalogo Valeria Piasentà, Massimo Voghera, Claudia Esposito







SCENAMADRE 


…La scenografia si inserisce visibilmente fra la proposta del poeta e la codificata drammaturgia di un’epoca: e porta un contributo d’interpretazione all’opera d’arte, alla singola individuata intenzione dell’opera… 

Mario Apollonio, Storia del teatro italiano, vol, II p. 27 seg., Sansoni, Firenze, 1981 (1938-‘50)


 Questa mostra racconta una storia che si conosce poco, quella delle arti per lo spettacolo: considerate spesso a torto effimere e provvisorie, nate per fini religiosi ed educativi, per il divertimento di corti principesche, per la necessità spontanea e imprescindibile di raccontare una storia ad un pubblico. Il loro esistere per la sola durata dell’evento ha fatto sì che il patrimonio costruito, pittorico e scultoreo, eccetto alcuni rari casi sia andato perduto. Rimangono disegni e trattati, cronache e testimonianze. Tutto ciò tuttavia non basta a ricostruire e approfondire in maniera tangibile ciò che era l’organizzazione spaziale di così tanti e diversi impianti scenici, e quale fosse il rapporto fra lo spazio scenico e lo spazio architettonico delle sale teatrali, infine con lo spazio urbano. La mostra è basata su un lavoro di studio storico della scena con la sua tecnologia, condotto attraverso le epoche e presentato col tramite di ricostruzioni degli elementi scenografici e scenotecnici, dei luoghi costruiti e degli apparati, delle macchine sceniche e degli artifici - nella loro forma plastica e spesso col movimento che li caratterizzava in origine - che hanno scandito la storia delle arti teatrali come la storia della città. L’esposizione presenta quindi molti episodi legati all’ingegneristica e all’arte per la scena. Ma sono molte anche le ricostruzioni di strutture architettoniche, e di teatri. La formazione della figura professionale di architetto e scenografo teatrale è infatti unica nella gran parte delle istituzioni estere, e in Italia fino alla riforma Gentile del 1923, che scorporò le discipline architettoniche organizzandole in facoltà universitarie autonome. La storia delle arti teatrali è poi una storia di interpretazione e uso dello spazio. Lo spazio teatrale è lo spazio simbolico per eccellenza: in esso lo scenografo costruisce la realtà suggerita da testo teatrale e musica, attraverso componenti stilistiche e simboliche che ridefiniscono quello stesso spazio modificandolo infinite volte. Ma questo spazio è anche uno spazio fisico tridimensionale e dunque ciò che prende forma in esso è soggetto alle leggi prospettiche, ed è secondo queste leggi che lo scenografo interviene modificandolo per ottenere tridimensionalmente la stessa immagine - bidimensionale - creata nell’idea scenografica. Fin dal Cinquecento la scenografia teatrale si è basata sull’illusione prospettica dello spazio: prima con semplici fondali dipinti prospetticamente; poi, man mano che i teatri acquisivano le caratteristiche di luoghi specifici per lo spettacolo, lo spazio si è andato articolando lungo la profondità del palcoscenico in elementi (quinte dipinte o costruite) che, attraverso una studiata alterazione geometrica, arrivavano a dare il senso illusorio della lontananza. L’apporto delle arti progettuali e visive alla costruzione di uno spettacolo o di un evento, consta in una drammaturgia dello spazio e dell’immagine che affianca, completandola, l’azione del dramaturg, il regista creatore di una grammatica della scena. Possiamo quindi identificare nella figura dello scenografo progettista il dramaturg dello spazio e della visione. E la sua opera accostarla a quella di un traduttore: lo scenografo traduce azioni, parole, e suoni in spazi, segni e colori. Quindi la realizzazione scenografica non è mai frutto del caso. Il progetto, e conseguentemente le sue indicazioni tecniche, sono il fondamento necessario perché tutte le professionalità che convergono nella complessa macchina teatrale possano operare per creare un prodotto che risponda efficacemente ad esigenze sia stilistiche che tecniche. Compito dei progettisti e degli esecutori è quello di raggiungere una perfetta rispondenza, all’apertura del sipario, tra la realizzazione scenica ed il progetto, coniugando idealità con espressione artistica e competenza tecnica.

I curatori di mostra e catalogo Valeria Piasentà, Massimo Voghera, Claudia Esposito - Accademia Albertina di Belle Arti di Torino - Scuola di Scenografia e Scenografia a indirizzo teatrale.

mercoledì 9 ottobre 2013



Un progetto della Scuola di Scenografia dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino in collaborazione con l’Associazione Culturale Teatro della Terra e il Castello di Racconigi,Direzione Regionale e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte
 

anteprima della mostra
 

Scena Madre
sulla storia del teatro e delle arti sceniche
 


p r e s e n t a z i o n e

 Il lavoro ospitato dal 26 ottobre 2013, ricostruisce un particolare aspetto della storia del teatro: quello dell’architettura teatrale, della scenografia e della scenotecnica indagati coi mezzi del disegno e delle videoinstallazioni. Ma soprattutto della ricostruzione plastica, del tradizionale modellino costruito e dipinto e il più delle volte anche animato grazie alla riedizione dei  meccanismi, che unica può riattualizzare la realtà di una storia dello spettacolo troppo spesso analizzata coi soli perciò parziali mezzi del linguaggio scritto e parlato. Quando la sua espressione originale, la sua idea-azione, nasce e si articola coi segni dell’arte e della ingegneria teatrale. Che sono spaziali e visivi, prima che parlati e scritti.
 L’anteprima di Scena  Madre al Castello di Racconigi presenta circa 40 plastici di grandi dimensioni (su un totale realizzato di oltre 70) di progetti teatrali, scenografici e scenotecnici, corredati da copie dei  disegni  o da ricostruzioni. Una originale e ampia carrellata storica internazionale, dal teatro della Grecia classica al ‘900; completata da un  inedito collage composto da spezzoni  di film: l’idea che la modernità si è fatta di una storia nata con l’uomo e la sua ritualità.
 Il progetto è una creazione del Corso di Scenografia e Scenografia a indirizzo teatrale dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (Prof.ri  Piasentà, Voghera ed Esposito, e prima del Prof. Coffano, con tutti i loro studenti degli ultimi cinque anni), con la collaborazione della Cattedra di Scenografia a indirizzo cinetelevisivo, per il montaggio filmico (dei Prof.ri  Ajani e Costagliola) che si ringrazia, congiuntamente alle realtà territoriali che hanno reso possibile la ricerca e la realizzazione dell’esposizione.
Primi fra tutti l’Ente ospitante: il Real Castello di Racconigi, Direzione Regionale della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli; il Teatro Stabile di Torino, con il suo Centro Studi e il Teatro Carignano; e la Regione Piemonte, che ha finanziato gran parte dell’iniziativa.